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Lezioni di disegno per “Abitare”

Anno: 2007-08

Dopo gli anni di cattedra in “Metodologia della Progettazione visiva” alla Scuola Umanitaria di Milano (1963-1967), dagli anni Ottanta Mari è impegnato in corsi di progettazione all’università e nelle Accademie di Belle Arti, da Milano a Parma a Urbino. Accanto a ciò, va ricordato il corso di disegno in dieci lezioni che tiene sulle pagine di “Abitare” tra il 2007 e il 2008, raccolto successivamente in una pubblicazione. Attraverso ciascuna lezione e gli esercizi che suggerisce, il designer propone di utilizzare il disegno non come mera tecnica di illustrazione ma come percorso soggettivo di presa di consapevolezza dello spazio, per potenziare la capacità individuale di immaginazione e reimparare a governarla. Il libro nasce dal suo modo di intendere il progetto, procedendo per frammenti e lavorando sul reale. La scelta di utilizzare la scrittura a mano, oltre che dall’esigenza di non far manipolare un alcun modo da altri il rapporto tra testi e immagini, nasce dal tentativo di costringere le persone a leggere.

Il primo passo da fare, secondo Mari, è imparare a disegnare a mano libera, allenando il cervello (la parte “hard”) e la mano (“soft”). Per il designer, la scrittura corsiva è stata l’invenzione che ha permesso l’annotazione di pensieri in modo quasi istantaneo; il suo invito è, quindi, imparare anche a “disegnare in corsivo”, rappresentando molto rapidamente centinaia di ipotesi in modo sufficientemente descrittivo. Per fare ciò, va tenuto conto del fatto che la parcellizzazione del lavoro ha scisso il sapere, che non è più di tipo globale; a questo proposito, Mari distingue il progetto in due categorie, tra loro diverse ma correlate: il progetto “improprio”, che è semplice ripetizione di progetti esistenti, e il progetto “proprio”, che nasce dalla realtà impropria e constata che la forma dei progetti esistenti è eticamente inadeguata. Mari poi invita a osservare la forma della città, ad allenarsi nel “progetto corsivo” e, pensando con le mani, a disegnare la propria casa ideale. L’obiettivo utopizzante di questo esercizio finale è

lavorare per una sana grammatica del ricostruire una città umana.

L’esercizio della propria casa ideale è, quindi, l’allegoria della trasformazione della città.

Attraverso le lezioni, Mari reinsegna ad avere un rapporto con lo spazio e misurarne le dimensioni, a lavorare con la memoria, a immaginare le cose in prospettiva e a comprendere il rapporto tra astrazione e misurazione.