Allegoria della morte e della dignità
Anno: 1987
Nel 1987 Enzo Mari realizza L’Allegoria della morte e L’Allegoria della dignità, opere allestite nella mostra “Modelli del reale” presso la Galleria d’Arte Moderna a San Marino (giugno-agosto 1988) e riproposte nella recente mostra “Enzo Mari curated by Hans Ulrich Obrist and Francesca Giacomelli” alla Triennale di Milano (ottobre 2020-aprile 2021). Le ‘allegorie’, di cui fanno parte numerosi progetti, tra cui il Modulo 856 e le 44 valutazioni presentati rispettivamente a San Marino nel 1967 e a Venezia nel 1978, sono opere di natura filosofica pensate per mettere in discussione non solo le questioni legate al progetto ma anche al portato dell’etica individuale e della responsabilità collettiva. Sostiene Mari che, nell’arte, la funzione è il problema allegorico del valore.
Nel campo di terra bruna dell’Allegoria della morte sono presenti tre cumuli di terra e altrettante lapidi su cui sono scolpiti una croce, una falce e martello e una svastica. La croce e la falce e martello rappresentano rispettivamente le religioni monoteiste e le religioni laiche (secondo Mari i due atteggiamenti contrapposti che progettano il paradiso rispettivamente fuori e dentro il mondo), ideologie della cui morte il designer dà atto; la svastica, al centro del trittico, è il mondo reale, e la tomba è solcata da due file ordinate di automobili che indirizzano la loro marcia verso la lapide. Queste rappresentano e denunciano la folle corsa al profitto che è destinata a concludersi solo con il genocidio del pianeta che, nonostante la consapevolezza della propria aridità, continua a sognare il Dio della merce. L’Allegoria della morte dichiara finite non solo le ideologie e le religioni, seppellite da una terra su cui ancora poggiano i piedi, ma anche tutta una certa storia che ha con volontà tentato di cancellare quell’ottimismo della ragione che radica ogni tensione utopizzante. È una sorta di trittico che riproduce il meccanismo elementare della dialettica che procede per tesi, antitesi e sintesi.
Alternativa alla morte è allora la riflessione possibile nell’osservarsi nell’Allegoria della dignità, in cui un lungo specchio permette il rito collettivo, seduti o genuflessi, dell’autocritica, nella costante presenza delle tombe dietro di sé: questo esercizio sollecita la pratica della dignità.