Che fare a Murano
Anno: 1991
La ricerca avviata nella Proposta per la lavorazione a mano della porcellana (1973) viene recuperata qualche anno più tardi nel progetto Che fare a Murano, una serie di vasi per fiori e ciotole in vetro di Murano soffiato e molato disegnata per Danese e prodotta in pochi esemplari.
In particolare, i vasi traggono spunto dal Monumento alla III Internazionale di Vladimir Tatlin (1919) risolto in modo giocoso e poetico: le forme in vetro colorato di ciascun vaso sono inserite una dentro l’altra. Le ciotole, invece, sono formate da bacchette di vetro, elementi semilavorati prodotti in serie tra loro intrecciati per produrre composizioni che svelano il processo di realizzazione e mostrano come l’artigianato possa veramente essere tale e il progettista occuparsi delle più diverse scale di intervento, fino a giungere al cuore delle arti decorative, senza inibizioni e complessi, conscio del ruolo profondamente sociale di questo suo agire.
Il caso della proposta Che fare a Murano può essere preso come esempio del principio della contrattazione di cui spesso parla Mari, che sostiene di reagire sempre una domanda progettuale; in questo caso, si tratta di un intervento sulla cultura artigiana. Sostiene Mari che, per gli oggetti di lunga tradizione di cui non siano emerse tecnologie diverse di produzione e i cui rituali di impiego persistano ossessivamente, si può dire che la forma, messa appunto da decine di generazioni di progettisti, artigiani, imprese è stata verificata da decine di generazioni di utenti e, quindi, che tali oggetti sono progettati perfettamente.