Dialogo tra Fidia, Galileo, Duchamp, i sette nani, l’Idiota
Anno: 1986
L’opera Dialogo tra Fidia, Galileo, Duchamp, i sette nani, l’Idiota, installazione polimaterica di 23 pezzi presentata alla XLII Biennale di Venezia del 1986, nasce dall’invito del curatore, lo storico e critico d’arte Maurizio Calvesi, a realizzare un intervento sul tema ‘Arte e Scienza’.
Appare implicito il riferimento alle ricerche condotte nel periodo dell’arte programmata così come nel design. Nella fattispecie, viene chiesto a Mari di produrre “una liaison tra arte e design, arte e progettazione”, che lo colloca automaticamente all’interno di un determinato spazio di ricerca; Mari reagisce negando la possibilità di incontro per questi due mondi e allestisce un’allegoria in forma di dialogo che sintetizza in maniera perentoria, al limite della didascalia, il suo pensiero ricondotto a una prospettiva storica che è poi storia collettiva. Ciascun personaggio dell’opera afferma l’essenza di sé. Calvesi dà una lettura molto chiara delle relazioni e dei significati animati dai protagonisti:
c’è nostalgia per Fidia, che poteva conciliare l’oggettivo con il sacro nella rappresentazione; c’è rispetto e ammirazione per Galileo, che ha compiuto la dolorosa operazione di separare l’oggettivo dal sacro, disperdendo l’artificio illusorio della rappresentazione. Duchamp perpetra in evitabile catastrofe storica negando in sostanza sia l’oggettività sia il sacro sia la rappresentazione. Noi siamo i Sette Nani innamorati di Biancaneve (l’arte?) come del miraggio di una rappresentazione ormai inutile, al cui centro poniamo narcisisticamente noi stessi. L’idiota, con il suo tragico buon senso che coglie la questione, auspica il ritorno dell’assoluto aldilà della rappresentazione, nella forza di una nuova idea non soggettiva di Natura-Dio.