Dov’è l’artigiano
Anno: 1981
La Mostra “Dov’è l’artigiano” è una grande allegoria del lavoro che Mari cura per la Mostra Mercato dell’Artigianato in Fortezza da Basso (dal 23 aprile al 3 maggio 1981) con la collaborazione di Elisabetta Fermani.
Il sistema, un anello circolare inserito in una cupola geodetica di System Abstracta di 26 m di diametro, con uno spazio centrale gradonato per ospitare seminari e discussioni, è posto di fronte all’ingresso della fiera.
La mostra e il catalogo curati da Mari sono organizzati in cinque sezioni: “qualità artigianale nel contesto industriale”, che comprende le sottosezioni ‘prototipi’, ‘strumenti’, ‘stampi’, ‘quasi prototipi’ e ‘cantiere’; “qualità diretta di servizio”; “gli estremi del lavoro”, articolata nelle sottosezioni ‘per pochi’ e ‘per poco’; “la tradizione oggi”, con le sottosezioni ‘da funzionale a decorativo’, ‘da decorativo a decorativo’, ‘ancora funzionale’; “la ricerca espressiva” con le sottosezioni ‘artigiano’, ‘architetto’, ‘artista’. Ogni apparato aiuta il visitatore a scoprire dove si incontrino ancora occasioni di lavoro artigianale attraverso oggetti, e quindi luoghi, in cui progetto e realizzazione ancora coincidono.
L’insieme mostra quanto fosse arbitrario il confine tracciato tra arte, design e artigianato. La maglia teorica che sottende il lavoro di Mari è presentata in un intenso saggio che apre il catalogo (la cui gabbia ricorda quella utilizzata per la pubblicazione Funzione della ricerca estetica), in cui il confronto tra lavoro artigiano e lavoro industriale è presentato in modo critico: la conclusione è che la produzione artigianale perpetuata con l’uso di strumenti di lavoro e materiali della tradizione è diseconomica confrontata con la moderna produzione industriale; tuttavia, qualora si attui con tecniche aggiornate, è impiegata in diverse forme per la produzione industriale laddove non sia possibile o vantaggioso scindere le fasi del progetto da quelle dell’esecuzione. Infine, auspica l’unione tra la figura del progettista (nella sua doppia valenza imprenditoriale e tecnico/organizzativa e tecnico/scientifica e/o espressiva) e quella dell’esecutore, affrancato da una condizione di deresponsabilizzazione e dall’alienazione della ripetitività delle operazioni.