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Specosfera

Anno: 1965

Nella seconda metà degli anni Sessanta Mari continua le sue ricerche afferenti all’ambiguità percettiva dello spazio tridimensionale interno costruendo modelli che gli permettono di indagare gli ambienti apparenti e le relazioni di profondità o dimensione. La Specosfera (1965) prende forma dall’intento di Mari di osservare il comportamento di un’immagine in movimento riflessa all’interno di un volume sferico perfettamente speculare, per il quale immagina una dimensione di almeno 3 m di diametro.

Racconta Mari:

Occorreva costruire un volume sferico in cui il ricercatore potesse entrare e muoversi liberamente per poter compiere le osservazioni, con una serie di modelli – più o meno complessi e luminosi – da utilizzare come origine e punto di inizio delle immagini. Uno dei possibili modelli poteva essere l’osservatore stesso. […] Il suo diamentro non avrebbe dovuto essere inferiore ai 300 cm. […] Il costo di produzione di un volume di queste dimensioni è troppo alto, non solo per le difficoltà tecniche – stampi e materiale – ma anche per lo spazio occupato e le necessità di trasporto.

Di conseguenza, Mari studia la possibilità di ottenere dei risultati apprezzabili costruenzo una struttura sferica composta da 20 specchi e 12 aperture di diametro ridotto (65 cm), un icosaedro in specchio, acciaio e cloruro di polivinile le cui superfici riflettenti siano sufficientemente piccole da poter ovviare al problema dell’assenza di curvatura e le forature permettano l’illuminazione dell’interno del volume. Sostiene Mari che, nonostante i limiti della struttura, l’esperimento permette di intuire le potenzialità dello spazio dilatato in profondità.