16 animali
Nella seconda metà degli anni Cinquanta, in un periodo in cui Mari alterna disoccupazione e alcuni lavori saltuari, ha la possibilità di osservare i figli giocare accanto al suo tavolo da lavoro, comprendendo l’importanza dell’attività ludica nell’esplorazione e conoscenza del mondo nell’età evolutiva e accorgendosi delle strette limitazioni che i giocattoli di uso comune impongono.
Nel 1956, il Centro Studi e Ricerche della Rinascente, alla cui guida c’è Augusto Morello, gli commissiona il progetto di un gioco per bambini; il designer prende in esame la produzione nordeuropea, spinto dalla consapevolezza che in Italia ci sia una certa arretratezza culturale nei confronti delle esperienze pedagogiche, già applicate in altri paesi. Si sofferma sulla tipologia del puzzle in legno: ravvisa, in un gioco in scatola in particolare, l’ambiguità e la monotonia delle forme degli animali. A partire da questo esempio, la sua indagine si focalizza quindi sulla risoluzione di due problemi: il primo, di natura formale, riguarda la necessità di diversificare gli animali rendendoli il più possibile simili alla realtà; il secondo, di carattere economico e produttivo, consiste nel progettare il processo produttivo per poter ricavare i soggetti mediante un unico taglio di una lastra in legno, di modo che le forme degli animali siano definite reciprocamente.
Il progetto del gioco elaborato 16 animali elaborato da Mari è il risultato di una progressiva riduzione del segno che porta alla traduzione della forma dei soggetti da naturalistica a simbolica, con l’obiettivo di produrre un gioco dal “permanente contenuto informativo”, che offra quindi inesauribili possibilità ludiche. Mari sostiene che:
nel caso degli animali, questa non obsolescenza si ottiene mediante l’addizione di diversi livelli di complessità tattile e percettiva che suggeriscano al bambino modi di gioco (esperienze) adatte via via al suo progredire evolutivo.
Il gioco permette la continua composizione e scomposizione della lastra, il riconoscimento dei sedici diversi animali che la compongono e la possibilità di inventare infinite composizioni con i soggetti. Secondo Mari, il gioco ha funzione liberatoria.
Una prima versione del gioco viene messa in produzione da Danese nel 1959: le sagome sono ottenute mediante un unico taglio continuo su una tavoletta di legno massiccio di palissandro in due dimensioni, 34 x 24 x 3 cm e 21,5 x 15,5 x 1,5 cm; gli animali, incastrati, sono inseriti all’interno di una scatola in legno bianco le cui dimensioni sono ricavate sul campione definitivo, mentre nel caso della versione più piccola la confezione è in materia plastica stampata con coperchio trasparente. L’oggetto è molto apprezzato dal pubblico ma registra uno scarso successo di vendita causato dall’alto costo: la produzione, infatti, risente della necessità di una rifinitura manuale dei pezzi. Nel 1963 viene prodotta una versione in cui gli animali sono realizzati con due cartoncini, uno bianco e uno nero, uniti mediante uno strato in carta cellulare colorata: questo espediente consente l’aumento del volume di ciascun soggetto da pochi millimetri a diversi centimetri, permettendo ai pezzi di acquistare corposità e rimanere in piedi. Infine, nel 1969, inizia la produzione del gioco mediante stampaggio di resina espansa, che ha le medesime caratteristiche di peso e robustezza del legno ma un costo di produzione, e quindi di vendita, inferiore: questo cambio di materiale arricchisce i singoli elementi di una testura che ne accresce la natura fantastica.Il gioco viene segnalato nel 1961 per il Compasso d’Oro.