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Il gioco delle favole

Anno: 1957-65

Il gioco delle favole è uno strumento che consente la narrazione di storie basate sulle infinite possibilità combinatorie delle lastre di cui è formato e delle associazioni che le relazioni tra i diversi soggetti possono via via innescare.

Il progetto del gioco, che Mari inizia nel 1957, afferisce alla sua ricerca sulla programmazione delle sequenze di immagini. L’autore sostiene che

dare allo spettatore o comunque al destinatario del messaggio la possibilità di intervenire direttamente o anche più semplicemente di poter osservare i meccanismi dello sviluppo delle sequenze di immagini contribuisce, col farlo in qualche modo partecipe, a oggettivare il progetto della sequenza.

Come per i 16 animali, la base concettuale consiste nel fare interagire i diversi soggetti del gioco considerando una loro possibile narrazione individuale oppure mettendoli liberamente a confronto per far emergere una nuova situazione di racconto. Le dodici storie narrate sulle tavolette sono di per sé favole note: riecheggiano, per esempio, la morale dietro a La volpe e la cicogna di Esopo e l’insegnamento che sottende al Il lupo e l’agnello di Fedro. È dall’interazione, l’incontro e lo scontro tra i protagonisti delle diverse lastre che scatta il cortocircuito e si generano nuovi racconti: l’utente è così in grado di determinare lo svolgimento di innumerevoli storie e diventa inventore e regista di combinazioni di senso. Il gioco delle favole rientra così nel metodo didattico aperto dei giochi editi da Danese.

I soggetti sono 45 animali, il sole, la luna, alcuni alberi e arbusti, dei sassi, un cumulo di terra, un nido con due uova e un fucile e una gabbia, segni della crudeltà dell’uomo verso gli animali da preda

Nella prima edizione Danese, il gioco, di dimensioni 46 x 23 cm, è costituito da sei lastre in cloruro di polivinile, bianche e nere e bianche e marroni, stampate in serigrafia a 12 colori sui due lati: ne risultano dodici quinte, dodici microstorie, composte ognuna da una scena centrale e due laterali, marcate da due incisioni verticali. L’allineamento o l’incastro tra le tavolette provocano o suggeriscono un racconto; le storie sono tante quante le innumerevoli composizioni possibili. Una variante, di 18 x 9 cm, è formata da dodici cartoncini bianchi stampati in nero sui due lati. Per entrambi, la confezione è in cartoncino bianco o grigio con sovrastampa nera.

Si può leggere nella ricerca di Mari, svoltasi in una progressione di schizzi e collage, il processo di riduzione del segno grafico che lo ha portato a elaborare disegni di grande efficacia, in cui ogni soggetto delle lastre, animato o inanimato, è tradotto dalla sua forma naturalistica a una forma allegorica, chiara e immediata: i soggetti sono presentati quasi tutti di profilo. In particolare, il processo di definizione del progetto seguito dal designer mostra come in una prima fase di lavoro siano stati curati i soggetti dal punto di vista formale, realizzando quindi dei collage su supporti diversi (cartoncino bianco e nero e carta vergata da pacchi) fino alla definizione dei dodici colori per la stampa serigrafica.